Ho
preso l’abitudine da qualche tempo di fare footing, generalmente tra le sette e
le nove del mattino. Parto da casa mia, in viale Gramsci a Crotone, ed arrivo alla Casa Rossa: sono quattro
kilometri esatti, fatti due volte tra andata e ritorno. Mi mantengo in forma,
consumo un po’ di calorie e perdo qualche Kilo. Tutto da guadagnare quindi, ma
non è solo questo. E’ che ho incominciato a recuperare il ricordo ed il sapore
di tante cose semplici della vita, che purtroppo il ritmo quotidiano sempre più
frenetico mi aveva fatto perdere un po’ di vista.
Dopo
qualche centinaio di metri, spesso incontro l’amica M. R. Ma non ci
si può fermare più di tanto. Un rapido, affettuoso saluto e si riparte.
Accelero il passo, perché ho voglia di battere ogni giorno il tempo di
percorrenza. I primi giorni impiegavo due ore e venti minuti a percorrere otto
kilometri. Sono poi passato a 2 ore esatte, poi a cento minuti, attualmente
sono a 90 minuti.
Mi
vengono incontro tante persone e per lo
più non so chi siano: giovani, giovanissimi, anziani , donne, uomini, alcuni a
passo veloce, altri di corsa, la maggior parte da soli, alcuni in gruppi di due
o di tre. Alcune coppie si tengono per mano, in atteggiamento affettuoso, altre,
invece, camminano assieme, ma senza dialogare, come due monadi che solo per
caso si ritrovano a breve distanza. Lungo i marciapiedi mantengo sempre la destra e m’incuriosisce molto l’atteggiamento di coloro che
mi vengono incontro occupando la mia zona di transito. I timidi si scostano molto in
anticipo, mentre altri non se ne danno per inteso, mi puntano e costringono me a scansarmi.
Mi viene in mente l’episodio di Fra Cristoforo nei Promessi Sposi, che si conclude con un omicidio per una questione di precedenza.
Quando
finisce il marciapiede e resta da percorrere solo la strada asfaltata, gli
incontri si fanno più radi. Mi capita talvolta, in questo tratto, di veder arrivare
in bici l’amico F. F., col quale mi trattengo volentieri a scambiare due
parole. Avverto il gusto ed il piacere di un dialogo fatto di sensazioni e di
umori ritrovati grazie ad un amico che sa cogliere gli aspetti più intelligenti e più amabili della vita.
Poi
continuo il mio percorso e gli incontri si fanno ancora più radi. Scanso le
auto che sfrecciano veloci, ho tempo di posare lo sguardo sul paesaggio circostante. Due
giovani muratori lavorano ogni giorno a rifare il muretto che delimita il Lido
degli Scogli. Li saluto con un ciao ed essi ricambiano con piacere il mio
saluto. La strada continua a scorrermi davanti, ho voglia di osservare nell’erba la piccola vita che si svolge tra le foglie e gli steli. Vedo molte
lumache, specie dopo le giornate di pioggia. Ogni tanto ne prendo una, la tengo
tra le mani, poi la libero dopo qualche centinaio di metri, a darle l’illusione
di una vita che anche per lei è diventata più frenetica, dopo il mio incedere a
passo veloce, che è stato per un po’ anche il suo incedere. Ad una curva un
cane esce fuori da una casa isolata e si mette ad abbaiare contro di me. Più in
là, nelle giornate di freddo intenso, un gruppo di passeri salta da un albero
all’altro, alla ricerca di un cibo sempre più difficile da trovare con l'arrivo dell'Inverno. In aria un
falco alto levato mi induce a qualche riflessione montaliana sul male di
vivere.
Quando,
da lontano, vedo apparire la Casa Rossa, ho l’impressione di essere un naufrago
che vede da lontano il lido della salvezza. Accelero ancora, arrivo e, come
ogni giorno, compio il rito di toccare una siepe. Il gesto per me è istintivo,
come la consacrazione di un timbro che certifica il mio adempimento quotidiano.
Davanti
alla Casa Rossa mi capita di vedere spesso un giovane in tenuta da
lavoro, chiaramente un dipendente della struttura. Anche lui ovviamente mi nota
e mi osserva. L’altro giorno, nel vedermi toccare la siepe, mi ha chiesto:
-Zio, ma perché toccate
‘sta siepe ogni giorno?
-Caro, gli ho risposto, ho
fatto un voto.
-A chi, zio? Alla Madonna
di Capocolonna?
-No, alla vita. Ciao.
Giro
e prendo la strada del ritorno.
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