venerdì 9 giugno 2017

Autostop per Milano di Tommaso Corda


Ho avuto il piacere, circa un mese fa, di partecipare  ad Isola di Capo Rizzuto alla presentazione del libro Autostop per Milano e ritorno con Laurea di Tommaso Corda. Il libro è il secondo dell'autore, dopo il precedente Il popolo protagonista a Isola di Capo Rizzuto. Lotte e rivolte dimenticate., ed è un'autobiografia. In esso vengono ricordati e narrati, in maniera suggestiva ed intensa, gli anni universitari al Politecnico di Milano, la laurea in Ingegneria ed il ritorno finale a casa, ad Isola di Capo Rizzuto. Per quello che racconta, il libro è anche un ritratto dell'Italia degli anni Settanta: gli anni delle Brigate Rosse, della contestazione giovanile, ma osservati e vissuti dal di dentro, seppure con spirito critico e senza lasciarsene coinvolgere più di tanto.
Di seguito è riportata la trascrizione  del mio intervento. Alla fine del post c'è anche il video gentilmente fornitomi dall’autore.

Quando si interviene per ultimi in circostanze del genere, si ha sempre qualche difficoltà in più rispetto agli altri: quella di cercare di essere concisi, per recuperare un po’ di tempo, e quella di dire qualcosa che gli altri non hanno detto. Io incomincio dal secondo punto e, per dire qualcosa che gli altri non hanno detto, dico come mi chiamo. Io mi chiamo…
Dal pubblico- L’aveva già detto Giovanni!
Ah! L’aveva già detto Giovanni? Non me n’ero accorto. Comunque repetita juvant. Stavo dicendo che mi chiamo Ezio Scaramuzzino,… ho avuto, purtroppo, il maledetto vizio di scrivere ogni tanto qualcosina,… quindi chi leggesse la locandina vedrà che io sono compreso nell’elenco di coloro che hanno scritto qualcosa. Ma ci tengo a dire che soprattutto sono stato professore d’Italiano per quasi 50 anni, il che mi pone in una condizione un po’ particolare: la condizione di leggere un libro e di giudicarlo con la deformazione professionale tipica del professore d’Italiano…Il quale sta a cercare il pelo nell’uovo e sta a vedere non soltanto chi l’ha scritto, ma anche a quale genere letterario maggiormente si avvicina,…poi sta a vedere se ci sono degli antecedenti, se ci sono dei paragoni da fare,… Tutte cose che io ho notato, quando ho letto il libro, soprattutto quando l’ho letto per la seconda volta. Perché io il libro l’ho letto due volte per una serie di circostanze. Io l’avevo già letto questo libro, circa un mese fa. L’amico Giovanni Pizzimenti, al quale va la mia eterna gratitudine perché ogni tanto mi dà qualcosa di interessante da leggere, me lo aveva già dato da leggere e io l’avevo già letto, anche se con un po’ di disattenzione. Poi mi ha richiamato per dirmi:- Vedi che devi dire qualcosa. Allora lo rileggo, mi sono detto, e quindi l’ho letto due volte. E questo averlo letto due volte  me lo ha fatto particolarmente apprezzare.
Intanto premetto una cosa. Io non conoscevo l’autore….non lo conoscevo fino ad un anno fa. Un anno fa, in occasione di una circostanza simile, ho avuto il piacere e l’onore di essere qui e di poter dire due cosette. In quella circostanza ho conosciuto per la prima volta l’autore, Tommaso Corda, e mi sono accorto che in fondo mi trovo sulla stessa lunghezza d’onda rispetto a lui. Ma l’ho conosciuto soprattutto con questo ultimo libro, perché la conoscenza superficiale, che può derivare da dieci minuti di rapporti umani, soccombe di fronte alla conoscenza più approfondita e riflessiva che si può fare quando si legge un’autobiografia. Quella di Tommaso è un’autobiografia.
Come genere letterario è un genere antichissimo. Basta dire (sono andato a controllare su Wikipedia, sia ben chiaro, e non sto dicendo cose dell’altro mondo) che la prima autobiografia della storia della letteratura è stata scritta circa tre mila anni fa da un Egiziano che si chiamava Sinuhe. Quindi siamo sempre su quella scia: il libro come autobiografia, come descrizione di se stessi e come voglia di raccontare se stessi e di farsi conoscere dagli altri. Cosa che mi ha consentito proprio di conoscere e di apprezzare Tommaso. L’ho apprezzato dal punto di vista umano chiaramente, ma l’ho apprezzato anche dal punto di vista letterario. Questo perché il suo libro mi ha richiamato tanti altri libri. Io l’ho detto all’inizio: per deformazione professionale io faccio sempre dei paragoni mentre leggo. E Tommaso l’ho rivisto un po’, nel Settecento, molto simile ad un ragazzo che, quando doveva studiare, si legava ad una sedia. Probabilmente molti di voi hanno capito a chi mi riferisco. Non voglio nemmeno dirne il nome, perché è talmente famoso questo scrittore…che scrisse un’incredibile Vita di se stesso, un’autobiografia, nella quale raccontava che era tanta e tale la sua voglia di studiare, per cui, per non farsi prendere da altre tentazioni, ogni tanto pregava il suo maggiordomo (perché era un conte questo scrittore, anche se continuo a non dirne il nome)…ogni tanto pregava il suo maggiordomo di legarlo alla sedia. E poi un’altra cosa che ho apprezzato moltissimo di questo libro è l’estrema sincerità. Un’estrema sincerità che porta quasi a fare una sorta di vivisezione dell’animo di Tommaso. Io raramente nella mia vita ho letto libri altrettanto sinceri. (audio incomprensibile)…L’estrema sincerità di questo libro me ne ricorda uno scritto nel Trecento (non dico chi è l’autore, dico solo il titolo) il Secretum, che è proprio un’apertura completa, totale, del proprio animo alla conoscenza del lettore. Ecco, io Tommaso l’ho apprezzato anche per questo e forse, forse, posso avvicinarlo anche ad un autore del V secolo (anche di questo non dico il nome), che scrisse un libro intitolato Confessiones.
Anche se c’è da dire che un’autobiografia, qualunque autobiografia, per quanto sincera, contiene sempre qualcosa d’inventato. E nessuno mi toglie dalla testa che in questo libro c’è almeno un episodio inventato. Quindi chiedo a Tommaso, ora che dirà qualcosina sul suo libro, di confermare o meno questo mio sospetto. In fondo è tollerabile che in un’autobiografia ci possa essere qualcosa d’inventato. Io mi rifiuto di credere che un Milanese di quaranta anni fa, un vecchietto milanese di quaranta anni fa, un pensionato, possa regalare, al primo venuto e al primo sconosciuto che incontra la mattina, cinquanta mila lire, che per quell’epoca erano circa 500 euro di oggi. Oddio, probabilmente è vero, ma io ho un dubbio e voglio che Tommaso me lo confermi. (Rivolto a Tommaso) Tommà’, io ho un dubbio…
E un ultimo consiglio mi permetto di dare a Tommaso…Già che ti ci sei messo a scrivere, voglio sperare e mi auguro, intanto di esserci la prossima volta, ma voglio sperare che tu non abbia finito di scrivere, di raccontare i tuoi ricordi, perché, vedi…probabilmente tu mi dirai:-Io sono solo un ingegnere…ma, immagino che tu lo saprai, esistono nella nostra Storia della letteratura molti scrittori ingegneri. Mi limito a citarne qualcuno. Probabilmente sai che Carlo Emilio Gadda era un ingegnere, Leonardo Sinisgalli, un grande poeta ermetico,  era un ingegnere, Luciano De Crescenzo, forse lo conoscete in po’ tutti, era un ingegnere. Adesso ne dico uno che forse pochissimi conoscono: era un ingegnere anche Fiodor Dostoievski, l’ autore di Delitto e castigo.
Quindi, Tommaso, il mio è non soltanto un invito, ma anche un augurio. Un augurio nel senso che, quando tra dieci anni ci ritroveremo ancora una volta qui, per fare una celebrazione di questo tipo, ecco…, nel rievocare l’elenco degli scrittori ingegneri, qualcuno possa dire:- Tra gli scrittori ingegneri c’è anche Tommaso Corda…
Ezio Scaramuzzino

Per il video cliccare QUI.

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