giovedì 9 febbraio 2017

Il tempo di un respiro (finale) di Lucia Romani(4)



Ancora un appuntamento, l'ultimo per ora, con Lucia Romani. Quello che segue è il finale del suo libro di memorie Il tempo di un respiro
        Sono ormai passati alcuni anni dalla scomparsa della sorella Grazietta. La vita continua, ma il passato non svanisce. In un'occasione importante soffia un vento impetuoso e in esso si avverte lo spirito della vita che trionfa sul dolore e sulla morte. E il vento non si disperde perché, come diceva Vladimir Bukovskij, Il vento va e poi ritorna.

E noi qua, a raccogliere i brandelli delle nostre anime, cercando di darci una vita normale, perché nonostante tutto la vita,  come è capace di riservarci grandi dolori, così ci sorprende al tempo stesso  per le gioie che elargisce a piene mani.

In questi sette anni sono successe tante cose che ci hanno fatto soffrire ancor di più l’assenza tua e di mamma: la laurea dei tuoi ragazzi, il matrimonio di Claudio, la notizia dell’imminente arrivo dei due bimbi di Claudio e di Davide.

Il giorno del matrimonio di Claudio eravamo tutti con il fiato sospeso, quando lui si è presentato al portone della chiesetta vicino Firenze, al braccio di sua sorella Laura. Allora una fetta della nostra felicità è stata offuscata dalla tua mancanza, dal vuoto immenso che sentivamo dentro noi stessi e che aveva trapassato il nostro cuore; ma solo per poco, perché sapevamo che tu non lo avresti voluto e perché  agli sposi era dovuta una giornata di piena felicità.

Soffiava un vento impetuoso che sollevava le vesti e scompigliava i capelli ed a me è piaciuto pensare che in quel vento ci fossi tu che, con la tua irruenza ancora intatta, sublimata in un’altra dimensione, volevi essere presente ad un evento che ti pretendeva, se non in corpo, certo nella purezza del tuo spirito.

Sono ancora convinta che quel vento, quando siamo venuti via, è venuto via con noi, lasciandosi alle spalle la collinetta  argentata di olivi e concedendosi pure una puntatina su Firenze, per una carezza all’Arno, prima di sparire; con la tacita promessa di ripresentarsi ancora, alla prossima occasione, quando ci saremmo ritrovati  tutti assieme.
Lucia Romani










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