Virginia
Raggi
Ricorderete
certamente la polemica che di recente ha investito Vittorio Feltri a proposito
del sindaco di Roma Virginia Raggi. Nell’edizione del 10 febbraio 2017 Feltri ha sparato
in prima pagina su Libero il titolo Patata
bollente e nell'occhiello La vita
agrodolce di Virginia Raggi. Polemiche, scandalo, indignazione contro la
volgarità sessista di Feltri e critiche unanimi di tutto il fronte che va dal
Pd all’ultrasinistra della Boldrini, finalmente accomunati, dopo tanto veleno, nella
lotta antifascista e antifeltrista. La Raggi ha querelato Feltri ed ha chiesto
l’intervento dell’ordine dei giornalisti.
Mi dispiace per Feltri, ma doveva
aspettarselo. Forse sperava che la sua recente conversione al renzismo gli
avrebbe consentito quello che finora era consentito solo alla stampa di
sinistra e comunque di regime. Ma con la sua esperienza avrebbe dovuto sapere
che, agli occhi del regime, il peccato originale di essere stato di destra, e
peggio ancora berlusconiano, non si cancella. Anzi il regime è solito
aggiungere al disprezzo originario un altro disprezzo, quello che normalmente è
riservato ai voltagabbana e ai traditori.
Intanto la Raggi, la vispa Teresa come la
chiama Sgarbi, ha trovato un po’ di solidarietà dalle parti del PD e questo la
consola. Contenta lei!, ma non so quanto siano contenti i Romani che
l’hanno votata. Doveva risolvere i problemi di Roma, che sono immensi, e non
riesce a risolvere nemmeno i suoi problemi personali e sentimentali, che in
fondo sono modesti. In lei sta emergendo quel poco di buono e quel molto di
cattivo che ci sono nel movimento grillino: molto velleitarismo, molto
pressapochismo, molto dilettantismo, un po’ di buona volontà e parecchio
candore. La Raggi mi ricorda quel personaggio che bussa alla porta, le aprono, lei entra
chiedendo “E’ qui la festa?”, la fanno entrare, ma lei non riesce ad
ambientarsi e resta sempre un po’ intontita. Speriamo che qualcuno la scuota
e le ricordi che la vita non si riduce
al prurito del solanum tuberosum.
Bruno
Stano
Di ricordo in ricordo, ricordate pure la strage di Nassiriya del 2003? C’era il governo Berlusconi allora ed in Iraq c’era la guerra. Nell’attentato morirono 28 persone, tra cui 19 Italiani, ed i comunisti manifestavano per le strade gridando “10, 100, 1000 Nassiriya”. Pagina dolorosa certo, ma la magistratura ha provveduto a farcela ritornare in mente, perché nei giorni scorsi, il 13 febbraio 2017, la Prima sezione civile della Corte d'Appello di Roma ha condannato l'ex generale dell'Esercito Bruno Stano, responsabile della base Maestrale dove avvenne la strage, a risarcire le vittime.
Di ricordo in ricordo, ricordate pure la strage di Nassiriya del 2003? C’era il governo Berlusconi allora ed in Iraq c’era la guerra. Nell’attentato morirono 28 persone, tra cui 19 Italiani, ed i comunisti manifestavano per le strade gridando “10, 100, 1000 Nassiriya”. Pagina dolorosa certo, ma la magistratura ha provveduto a farcela ritornare in mente, perché nei giorni scorsi, il 13 febbraio 2017, la Prima sezione civile della Corte d'Appello di Roma ha condannato l'ex generale dell'Esercito Bruno Stano, responsabile della base Maestrale dove avvenne la strage, a risarcire le vittime.
La magistratura imputa al generale la colpa
di non aver saputo prevedere la strage e di non aver adottato i provvedimenti
necessari alla tutela dei civili e dei militari a lui affidati. Il generale è
altresì accusato di non aver tenuto nel debito conto alcuni avvertimenti del
nostro controspionaggio, che gli aveva riferito di un probabile attentato, da
compiersi di giorno e non di notte, con un camion e non con un triciclo, con un potente esplosivo e non con una bottiglia molotov caricata a champagne.
Trattasi, ognuno lo capisce, di un’altra
perla creativa della magistratura di questa nostra Italia che una volta, così
si diceva, era la culla del diritto. Su questi presupposti Napoleone avrebbe
dovuto risarcire le famiglie dei Francesi morti durante la battaglia di
Austerlitz e Rommel avrebbe dovuto risarcire le famiglie dei Tedeschi e degli
Italiani morti durante la battaglia di El Alamein.
C’è da ridere? C’è da piangere? Non lo so.
Io so solo che, più o meno, si tratta di quella stessa magistratura creativa che
un paio di anni fa condannò gli scienziati della Commissione Grandi Rischi, che,
nel 2009, mentre c’era un altro governo Berlusconi, non erano stati in grado di
prevedere il terremoto dell’Aquila.
Mi viene un sospetto. Berlusconi è stato
l’unico uomo politico d’Italia al quale, durante i circa 60 processi subiti, è stato sempre contestato il fatto che
egli non poteva non sapere, anche per i
reati commessi dai suoi giardinieri e dai suoi stallieri. Vuoi vedere che la
magistratura creativa ha deciso di applicare lo stesso principio del “non poteva non
sapere” anche a tutti quelli che hanno avuto a che fare con lui? Solo così si possono
spiegare certe sentenze.
Anche se poi il problema mi sembra di facile
soluzione per il futuro. Il Cavaliere ha 80 anni e, con il vento che tira, penso
abbia capito che la sua carriera politica può ritenersi ormai conclusa. Ma se
per caso, non si sa mai, il destino dovesse riservargli per un’ultima volta
posti di responsabilità e di comando, mi permetto, dal basso della mia
pochezza, di dargli un consiglio. Deve nominare il Presidente della Commissione
Grandi rischi? Il mago Otelma. Deve nominare il comandante dei militari
italiani in Libano? Il mago di Arcella. Deve nominare il capo della Protezione
Civile? Il mago Silvan. E così via... Un unico problema: ci saranno tanti maghi
in Italia da poter coprire tutti i posti che comportano qualche responsabilità?
Gianfranco
Fini
Gianfranco
Fini è personaggio fin troppo noto perché se ne debbano rievocare i trascorsi
politici. Basterà solo una rapida carrellata: “le comiche finali” dopo il discorso del predellino di
Berlusconi; il “che fai, mi cacci?”; la
congiura con Napolitano ai danni di Berlusconi; la casa di Montecarlo; la
fondazione di “Futuro e libertà”; il disastro elettorale alle elezioni politiche del 2013; la fine politica.
Chi fosse Gianfranco Fini l’avevo intuito
già molti anni prima, quando a Crotone mi capitò di assistere ad un suo comizio
nel quale arrivò ad incazzarsi per i troppi applausi che gli facevano perdere tempo.
Inaudito! Il colmo dell’abiezione poi io l’ho ritrovato in quel famoso filmato del 2009 nel quale, credendo che i microfoni
fossero spenti, si ritrovò a confabulare con un certo giudice Trifuoggi e a
lanciare pesanti e volgari insinuazioni contro Berlusconi, allora Presidente
del Consiglio.
Ora il cerchio si chiude e, per la casa di
Montecarlo, si ritrova indagato di riciclaggio in combutta con i Tulliani, la
famiglia di sua moglie. Un sentimento di umana pietà indurrebbe a sorvolare sulle
responsabilità di un individuo che, prima che un avventuriero della politica o
un farabutto, si è rivelato un idiota, per di più della peggiore specie. Poi ti
viene in mente il male che egli ha fatto a coloro che avevano creduto in lui, ti vengono in mente i danni che egli ha
procurato ad un’intera parte politica, il centrodestra, che da allora vive in stato semicomatoso e stenta a
riprendersi. Ed allora l’umana pietà scompare e ti viene voglia di gridare
tutto il tuo sdegno. Che Fini sia indagato, processato e, possibilmente,
trascorra in galera gli anni che gli restano da vivere. Se lo merita. Perché è vero che egli era e rimane un idiota, ma l'idiozia, in certe circostanze, non è un'attenuante, anzi...
Non c'è altro da aggiungere, hai toccato tre argomenti e su tutti e tre mi trovo perfettamente d'accordo:
RispondiEliminaPoveri noi, che destino nascere in questo splendido Paese dominato dai cultori del comunismo declinato in salsa italiana
W la CALABRIA; e ABBASSO il GIUDICIUME !!!
RispondiEliminagiusto, W la Calabria
RispondiElimina