mercoledì 11 gennaio 2017

Israele e l'Occidente

Ancora morti e feriti in un attentato terroristico a Gerusalemme, l’ultimo l’8 Gennaio scorso, come a Berlino, come a Parigi, come ad Istanbul, in una sequenza di lutti e di sofferenze che sembra non aver mai fine. Certo, non è la prima volta che il terrorismo islamico colpisce e quelli di Gerusalemme non sono i primi morti e certamente non saranno gli ultimi di questa scia di sangue, che è sempre più intollerabile e che sembra voler diventare sempre più una parte ineliminabile del nostro vivere quotidiano.
Pare che l’attentato sia da attribuire all’ISIS, non ad Hamas, non ai Palestinesi, ma questo non cambia la sostanza delle cose. C’è un di più di angosciante, di straziante in queste notizie, quando esse arrivano dalla terra d’ Israele: angoscia e strazia l’ululato animalesco dei musulmani che festeggiano e che offrono pasticcini ai passanti nella striscia di Gaza. Le immagini del camion che si lancia sui soldati si alternano a quelle dei morti riversi sulla strada e a quelle degli attivisti di Hamas che alzano le dita in segno di vittoria.
E poi non ci si indigna più di tanto per questi atteggiamenti, o almeno non ci si indigna più di quanto si possa fare per il freddo dell’Inverno o per una calamità naturale che colpisca all’improvviso. La ferocia di queste persone fa ormai parte del paesaggio, è un dato della natura, come il sorgere del sole o il precipitare della pioggia. Bisogna rassegnarsi, prenderne atto, difendersi, contrattaccare senza esitazione, con la consapevolezza che, purtroppo, la lotta sarà lunga e di non facile soluzione.
E c’è ancora altro che sgomenta e che indigna e questo altro è rappresentato dal silenzio o al più dalle parole di circostanza dell’Occidente dinanzi a simili abominî. Ma perché l’Occidente tace e, invece di difendere Israele, favorisce il delirio antisemita all’Unesco, sostenendo che il Muro del Pianto non ha nulla a che vedere con l’Ebraismo, oppure condanna Israele sostenendo che gli insediamenti a Gerusalemme (a Gerusalemme, non in Cisgiordania) sono illegali? Perché l’Occidente tace anche di fronte alle stragi?
L’Occidente, purtroppo, non è nuovo a questi atteggiamenti vili e pilateschi. La memoria va al 1938, alla conferenza di Monaco, alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale. In quella circostanza Francia ed Inghilterra (l’Occidente di allora), impaurite, sacrificarono il destino della Cecoslovacchia alle voglie di Hitler. Lo fecero, così sostenevano, per salvare la pace, talché si può dire, con le parole di Winston Churchill, che esse potevano scegliere tra l’onore e la guerra da una parte e il disonore e la pace dall’altra: scelsero il disonore ed ebbero poi ugualmente la guerra. Ma esse, così sostenevano, l’avevano fatto per la pace.
Oggi Israele sembra diventata come la Cecoslovacchia del 1938 ed appare come l’agnello che l’Occidente impaurito è disposto a sacrificare per salvare i suoi rapporti con il mondo dell’Islam. Con una differenza fondamentale, però. Che nel 1938 l’Occidente si preoccupava di mantenere la pace, ritenendola, anche se a torto, un bene da salvaguardare ad ogni costo. Oggi il sacrificio di Israele è favorito, non per mantenere la pace, ma per mantenere il miserabile petrolio, i miserabili affari, il miserabile denaro, i miserabili rapporti con un mondo che ci sta sommergendo e che, con la nostra voluttà di autodistruzione, ci porterà all’estrema rovina. Ed in questo tragico ripetersi della Storia il nostro miserabile Paese, come nel 1938 con Mussolini, oggi con Renzi e Gentiloni ha tutta l’aria di voler recitare con diligenza il miserabile ruolo assegnatogli dai poteri finanziari e politici che ormai agiscono alla luce del sole, non avendo nemmeno più la preoccupazione di nascondere le loro intenzioni nei nostri confronti.
E con un’altra differenza importante rispetto al 1938. Che allora la Cecoslovacchia era un Paese inerme  e, di fronte al voltafaccia dell’Occidente, si rassegnò al suo destino di morte. Israele invece è un Paese che vuole vivere, a dispetto di tutto e di tutti, che non si lascia intimidire e che alla fine vincerà. Per due motivi semplicissimi. Primo perché l’Islam sarà pure una potenza religiosa, economica e finanziaria, ma militarmente è ancora al livello della ferocia belluina e quindi vale zero, secondo perché, come sosteneva Qualcuno, gli Arabo-Musulmani hanno spazî e territori immensi a disposizione, mentre il piccolo Stato di Israele, pur volendo, non avrebbe e non saprebbe dove spostarsi.
Detto questo, voglio anche mettermi nei panni dei Musulmani e di quel popolo creato per motivi politici comunemente chiamato “I Palestinesi”. C’è qualche buon motivo alla base del loro odio? Può darsi. E d’altra parte le ragioni non stanno mai tutte da una sola parte. A causa di questo odio essi sono ossessionati da Israele e ne sognano la fine? Padroni di farlo, ma non pretenderanno che in questo tentativo di distruzione Israele dia loro una mano.
Ezio Scaramuzzino

1 commento:

  1. Sinceramente non credo che si possa incolpare Israele anche per l'odio generato dall'antisemitismo congenito del quale si nutrono questi selvaggi che del Corano conoscono essenzialmente poche cose, ma una è ben presente nelle loro zucche: l'odio per gli ebrei e per i cristiani

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