Mentre
mucido verde
Come
muschio,
La fredda
pietra
Di muri
annosi avvolge,
Nell’aria
tetra
Che spande
odor di pioggia,
S’ode
soltanto
Un brontolar
di roggia
Al par d’un
mesto pianto.
Un raggio di
sole,
Pallido e malato
Par
che si dolga
Tra nubi
furibonde
E dietro a
queste
Più timido
s’asconde.
Un vento
umido e caldo
Spinge nei
viali d’una città,
Ch’odora di
vecchiume
Ogni sorta
Di resti di
pattume.
M’aggiro
Come spettro
solitario
Per vie
deserte,
In attesa
del gelo dell’inverno
Che la carne
trafigge
E l’ossa mi
distrugge.
Così,
I miei
pensier seguendo,
Sento ch’il
cor più non m’aita
Perché su
me già incombe
L’inverno
della vita.
Alfredo
Giglio*
*Alfredo Giglio, poeta e scrittore crotonese, con questa poesia inizia la sua collaborazione al blog. Lo ringrazio.
Una poesia bellissima in tutti i sensi: per la maestria tecnico-stilistica, che denota in modo sobrio e misurato; per la spiccata musicalità, che non si affida solo alla bella sonorità della rima, ma anche al ritmo interno del verso; per la suggestività delle immagini che suscitano non già una sensazione di artefatto, ma anzi ti arrivano dentro; per la sua felicissima conclusione nella quale i cupi segni della stagione invernale e del vecchiume del centro storico crotonese vengono a formare un tutt’uno con “l’inverno della vita”. (www.francofederico,it)
RispondiEliminaAlfredo Giglio, mio tramite, ti ringrazia vivamente.
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