Ancora
morti e feriti in un attentato terroristico a Gerusalemme, l’ultimo l’8 Gennaio
scorso, come a Berlino, come a Parigi, come ad Istanbul, in una sequenza di
lutti e di sofferenze che sembra non aver mai fine. Certo, non è la prima volta
che il terrorismo islamico colpisce e quelli di Gerusalemme non sono i primi
morti e certamente non saranno gli ultimi di questa scia di sangue, che è sempre
più intollerabile e che sembra voler diventare sempre più una parte
ineliminabile del nostro vivere quotidiano.
Pare
che l’attentato sia da attribuire all’ISIS, non ad Hamas, non ai Palestinesi,
ma questo non cambia la sostanza delle cose. C’è un di più di angosciante, di straziante
in queste notizie, quando esse arrivano dalla terra d’ Israele: angoscia e
strazia l’ululato animalesco dei musulmani che festeggiano e che offrono
pasticcini ai passanti nella striscia di Gaza. Le immagini del camion che si
lancia sui soldati si alternano a quelle dei morti riversi sulla strada e a
quelle degli attivisti di Hamas che alzano le dita in segno di vittoria.
E
poi non ci si indigna più di tanto per questi atteggiamenti, o almeno non ci si
indigna più di quanto si possa fare per il freddo dell’Inverno o per una
calamità naturale che colpisca all’improvviso. La ferocia di queste persone fa
ormai parte del paesaggio, è un dato della natura, come il sorgere del sole o
il precipitare della pioggia. Bisogna rassegnarsi, prenderne atto, difendersi,
contrattaccare senza esitazione, con la consapevolezza che, purtroppo, la lotta
sarà lunga e di non facile soluzione.
E
c’è ancora altro che sgomenta e che indigna e questo altro è rappresentato dal
silenzio o al più dalle parole di circostanza dell’Occidente dinanzi a simili
abominî. Ma perché l’Occidente tace e, invece di difendere Israele, favorisce
il delirio antisemita all’Unesco, sostenendo che il Muro del Pianto non ha
nulla a che vedere con l’Ebraismo, oppure condanna Israele sostenendo che gli
insediamenti a Gerusalemme (a Gerusalemme, non in Cisgiordania) sono illegali?
Perché l’Occidente tace anche di fronte alle stragi?
L’Occidente,
purtroppo, non è nuovo a questi atteggiamenti vili e pilateschi. La memoria va
al 1938, alla conferenza di Monaco, alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale.
In quella circostanza Francia ed Inghilterra (l’Occidente di allora),
impaurite, sacrificarono il destino della Cecoslovacchia alle voglie di Hitler.
Lo fecero, così sostenevano, per salvare la pace, talché si può dire, con le
parole di Winston Churchill, che esse potevano scegliere tra l’onore e la
guerra da una parte e il disonore e la pace dall’altra: scelsero il disonore ed
ebbero poi ugualmente la guerra. Ma esse, così sostenevano, l’avevano fatto per
la pace.
Oggi
Israele sembra diventata come la Cecoslovacchia del 1938 ed appare come
l’agnello che l’Occidente impaurito è disposto a sacrificare per salvare i suoi
rapporti con il mondo dell’Islam. Con una differenza fondamentale, però. Che
nel 1938 l’Occidente si preoccupava di mantenere la pace, ritenendola, anche se
a torto, un bene da salvaguardare ad ogni costo. Oggi il sacrificio di Israele
è favorito, non per mantenere la pace, ma per mantenere il miserabile petrolio,
i miserabili affari, il miserabile denaro, i miserabili rapporti con un mondo
che ci sta sommergendo e che, con la nostra voluttà di autodistruzione, ci
porterà all’estrema rovina. Ed in questo tragico ripetersi della Storia il
nostro miserabile Paese, come nel 1938 con Mussolini, oggi con Renzi e
Gentiloni ha tutta l’aria di voler recitare con diligenza il miserabile ruolo assegnatogli
dai poteri finanziari e politici che ormai agiscono alla luce del sole, non
avendo nemmeno più la preoccupazione di nascondere le loro intenzioni nei
nostri confronti.
E
con un’altra differenza importante rispetto al 1938. Che allora la
Cecoslovacchia era un Paese inerme e, di
fronte al voltafaccia dell’Occidente, si rassegnò al suo destino di morte.
Israele invece è un Paese che vuole vivere, a dispetto di tutto e di tutti, che
non si lascia intimidire e che alla fine vincerà. Per due motivi semplicissimi.
Primo perché l’Islam sarà pure una potenza religiosa, economica e finanziaria,
ma militarmente è ancora al livello della ferocia belluina e quindi vale zero,
secondo perché, come sosteneva Qualcuno, gli Arabo-Musulmani hanno spazî e
territori immensi a disposizione, mentre il piccolo Stato di Israele, pur
volendo, non avrebbe e non saprebbe dove spostarsi.
Detto
questo, voglio anche mettermi nei panni dei Musulmani e di quel popolo creato
per motivi politici comunemente chiamato “I Palestinesi”. C’è qualche buon
motivo alla base del loro odio? Può darsi. E d’altra parte le ragioni non
stanno mai tutte da una sola parte. A causa di questo odio essi sono
ossessionati da Israele e ne sognano la fine? Padroni di farlo, ma non
pretenderanno che in questo tentativo di distruzione Israele dia loro una mano.
Ezio Scaramuzzino
Sinceramente non credo che si possa incolpare Israele anche per l'odio generato dall'antisemitismo congenito del quale si nutrono questi selvaggi che del Corano conoscono essenzialmente poche cose, ma una è ben presente nelle loro zucche: l'odio per gli ebrei e per i cristiani
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