martedì 31 gennaio 2017

Le trombe di Trump

Donald Trump è all’ordine del giorno: ogni sua mossa, ogni sua decisione, ogni sua legge suscita un vespaio di polemiche  e di rimostranze a livello planetario. Il fatto è che finora avevamo sempre conosciuto uomini politici che in campagna elettorale sostenevano una tesi e poi facevano tutto il contrario di quel che avevano detto o, nella migliore delle ipotesi, annacquavano, fino a renderlo irriconoscibile, il loro programma elettorale. Così si è sempre fatto e così eravamo abituati. Con Trump è diverso: lui sta attuando il suo programma, quello che aveva sempre esposto, e lo sta attuando anche  senza ritardi e senza ripensamenti.
Ah, ma così non si fa, dicono le anime belle; e questo decisionismo di Trump suscita sconcerto. Né vale dire che in fondo le decisioni di Trump ricalcano o sono il compimento di leggi già avviate dai suoi predecessori. Ad esempio, il famoso muro al confine col Messico: Trump l’ha sbandierato, ma il muro l’ha già costruito Bill Clinton nel 1994 e lui intende solo completarlo. O il blocco di ingressi per quattro mesi per i cittadini di sette paesi musulmani in odore di terrorismo: Trump non ha fatto altro che riprendere un’iniziativa già attuata da Obama che nel 2011 bloccò l’ingresso negli USA a tutti gli Iracheni per sei mesi, non per quattro. E Bill Clinton, quando era Presidente, faceva contro i clandestini discorsi e dichiarazioni che al confronto Trump sembra un dirigente della Caritas.
Allora nessuno protestò, invece quelli che allora approvarono quelle norme oggi protestano. Perché? Già, perché? Bella domanda. Comunque la risposta è semplice: perché le leggi, le direttive, le decisioni, nei tempi calamitosi che stiamo vivendo, non hanno un valore assoluto, ma hanno valore e sono più o meno accettabili a seconda dei tempi, dei luoghi in cui vedono la luce e soprattutto a seconda di chi le attua. Le fanno Clinton ed Obama? Vanno bene. Le fa Trump? Vanno male, a prescindere, anche senza entrare nel merito, anche senza discutere, e vanno male già prima che vengano attuate. Così va il mondo, oggi, anno di grazia 2017 dopo la nascita di Cristo.
Ma vogliamo entrare un po’ nel merito di questi provvedimenti contestati? E’ vero o non è vero che le ondate migratorie stanno costando molto all’Occidente, non solo per la spesa che comportano, ma anche, e soprattutto, per il decadimento della qualità della vita che esse provocano? Basta guardarsi un po’ attorno e stare attenti a quello che succede, anche là dove meno te lo aspetteresti. Lascio da parte la prostituzione dilagante e sfacciata, i furti, gli scippi, le rapine, le occupazioni abusive, il commercio abusivo, i posteggiatori abusivi, gli elemosinanti infiniti, gli appartamenti svaligiati, lo spaccio di droga all’aria aperta, le isole di completa illegalità, la ferocia bestiale delle bande di immigrati nei confronti di quelli che cercano di difendersi, l’assenza di freni inibitori,  le molestie e gli stupri o tentati stupri, l’impotenza delle forze dell’ordine: tutte cose che ormai fanno del nostro povero, sfortunato e sgangherato paese anche un paese allo sbando e, io penso, irrecuperabile ad un ordinato vivere civile. Ma, a voler fare solo un esempio, avete mai provato ad entrare in un Pronto soccorso di un qualunque ospedale italiano? Già la Sanità italiana era uno schifo per mancanza di risorse, ma con l’immigrazione clandestina ormai è del tutto fuori controllo. In qualunque Pronto Soccorso parcheggiano tanti immigrati, facilmente identificabili anche perché spesso hanno come accompagnatore  un incaricato di una delle coop che li hanno in gestione. Curiosi poi questi accompagnatori che spesso hanno un atteggiamento dimesso e sembrano voler dire: scusateci, lo facciamo solo per guadagnarci da vivere. Bene. Questi immigrati sono spesso insofferenti, pronti alla protesta e al tumulto, hanno atteggiamenti intimidatori nei confronti di tutti e rendono invivibili le sale d’attesa sempre più simili a delle bolge dantesche. E si può criticare un uomo politico che cerca di porre un freno al dilagare di questa sconcia barbarie e cerca di controllare, di regolamentare, se non di bloccare l’ingresso dei clandestini?
E poi c’è il blocco degli ingressi per qualche mese. Ma fa tanto schifo una decisione del genere? A me fanno schifo le proteste, non il blocco. Vogliamo  convincerci che ormai è in atto una guerra, a volte strisciante, a volte aperta, tra l’Islam e l’Occidente e che in guerra bisogna essere pronti a prendere  decisioni drastiche, anche se spiacevoli? Certo che non tutti i musulmani sono terroristi! Ma nel 1941, quando dopo Pearl Harbor gli Usa entrarono in guerra contro Germania, Italia e Giappone, l’allora presidente Roosevelt creò campi di concentramento in cui furono rinchiusi moltissimi americani originari di quei paesi. Erano tutti nazisti, fascisti e militaristi? No di certo, ma bisognò fare così e gli USA vinsero la guerra, perché vollero vincerla e non esitarono di fronte a niente. Trump vuole vincere la guerra contro il terrorismo islamico e fa quello che deve fare. E spero che la vinca questa guerra, non solo per gli USA, ma anche per noi e per tutto l’Occidente, dal momento che i nostri uomini politici al massimo possono essere considerati delle macchiette.
Io non guardo a Trump con particolare entusiasmo e so bene che il suo compito è molto difficile, ma voglio almeno accordargli il beneficio dell’inventario e stare a vedere quello che farà e come andrà a finire. Il fatto è che non tutti sono disposti ad accordargli questo beneficio e sono contro di lui per partito preso ed a prescindere, sol perché è Trump e non si concilia con la loro visione del mondo.
E’ una storia ormai vecchia. Oggi le divisioni in politica non corrispondono più alle vecchie contrapposizioni ideologiche. Oggi in Occidente esistono due blocchi: uno è formato dai potenti, dalla borghesia danarosa, dalla gente che si potrebbe definire fortunata, dalle persone in vista, che hanno successo, insomma da quelli che contano e sono tutti contro Trump (ed erano per Hillary Clinton); l’altro è formato dalla classe operaia, dalla borghesia impoverita, dai disoccupati, dalle famiglie modeste, da quelli che vivono in difficoltà, dai nuovi poveri, in una parola da quelli che non contano un tubo e sono tutti dalla parte di Trump.
E’ una lotta decisiva, drammatica e per alcuni aspetti all’ultimo sangue. Io spero che vincano i secondi, non solo per motivi di appartenenza, ma anche per un altro motivo. Perché questi ultimi una volta almeno potevano sperare in un compenso nell’altra vita, ma, da quando Jorge Bergoglio ha lasciato chiaramente intendere che quella della vita eterna è una bufala e che tutto si gioca in questa vita, beh, che almeno essi possano giocare e vincere la partita, o almeno possano tentare di vincerla.
Staremo a vedere.
Ezio Scaramuzzino

1 commento:

  1. A me Donald Trump invece piace, mi sembra la storia di Reagan che si ripete. E' laureato in Economia, è stato un ottimo imprenditore penso che abbia ottime idee per l'America, sempre che non gli facciano qualche impeachment per un qualsiasi motivo, i "democratici" di tutto il mondo sanno come tagliare le gambe agli avversari, o non lo uccidano prima

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